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Un must... palermitano!!!


PANI CA' MEUSA
Guardate bene le foto e poi chiudete gli occhi, seguitemi e spero in questo modo di farvi fare un'altro giro virtuale per le strade di Palermo, dove colori; profumi; sapori si confondono e si uniscono, in una perfetta armonia...
Siamo nel cuore della città, la parte vecchia o antica, in uno dei mercati cittadini tra i più popolari "La Vucciria"; ho scelto questo e non "Ballarò" per esempio o "Il Capo" per due motivi: primo perché grazie al famoso quadro di Guttuso è forse il più noto; secondo perché proprio il termine vucciria ha un signficato specifico, che potrà forse aiutarvi a comprendere meglio la mia città...!
Vucciria in dialetto, confusione; caos in italiano ma, non dobbiamo vedere questa parola necessariamente come espressione di un qualcosa di negativo, perché ad esempio se siamo in un ospedale diciamo "Matri mia chi silenziu" mentre se siamo in un parco pieno di bambini che giocano diciamo "Chi vucciria ca fannu sti picciriddi".... esattamente l'opposto: mamma mia che silenzio in un ambiente di solito triste; dove purtroppo a meno che non ci si trovi al reparto maternità si respira aria di sofferenza, di dolore; mentre che confusione che fanno questi bambini quindi vitalità; gioco; risate; allegria...!
Se questa parola l'associamo a Palermo, con un unico termine identifichiamo e rappresentiamo la città in tutto il suo essere: vecchio e nuovo che si amalgamano; problemi da grande città con però tanta voglia di riscatto e gioia di vivere; pregiudizi giustificati e non; calore e colore; misto di tradizioni popolari e storia; architetture moderne ed antiche, tutto perfettamente fuso, in buon'armonia nonostante appunto la confusione che può apparentemente generare l'insieme delle cose.
Così come i nostri palazzi, le nostre parole dialettali, i nostri usi e costumi risentono giustamente di tutte le dominazioni subite, ne risentono anche le nostre abitudini alimentari ed "ù pani ca' meusa" quindi il pane con la milza ne è un esempio perfetto... si mangia in strada come ad esempio il Kebab arabo; si cucina in strada o al massimo nelle apposite focaccerie... ma torniamo per un momento al giro turistico...!
Siamo alla Vucciria che non è il classico mercato fatto nella piazza principale della città, è proprio una parte della città; dove vicoli e vicoletti permettono svoltando a destra o a sinistra di andare da una parte all'altra... di passare da Corso Vittorio Emanuele in Via Roma e viceversa; di raggiungere Via Maqueda o il Cassaro (la zona portuale) in poco tempo... luogo dove viene venduto di tutto: frutta; pesce; carne; spezie; formaggi; abbigliamento; quindi come detto prima odori e colori che si confondono come in un suk; se già siete storditi o affascinati da tutto ciò, manca ancora la ciliegina sulla torta... "l'abbannio"!
"Abbanniare" in dialetto significa urlare; alzare la voce ma a fin di bene; non ci sono le vetrine come possono esserci in un centro commerciale o in un negozio; quindi l'unico modo che ha il gestore dell'attività d'attirare la gente verso la propria mercanzia è quello d'abbanniare... di pubblicizzare i propri prodotti; di farsi vedere e sentire; un po' come fa il venditore ambulante di cocco al mare: "Coccooo; cocco frescoooo!!!" perché solo urlando; alzando la voce riuscirà a farsi sentire anche da quei bagnanti che distratti dal rumore del mare; dal chiacchericcio dei vicini o dal godersi in pace la tintarella, vogliano invece gustarsi una fettina di cocco e quel richiamo è servito magari per farne scattare la voglia.
Ancora una volta il folklore che state vivendo viene interrotto da un profumo buono, carne e strutto e, da un capanello di gente che sta attorno ad una bancarella con le ruote sotto (in modo che poi finita la giornata lavorativa venga riposta nell'apposito capannone, al riparo dalle intemperie e dalla balordaggine di alcune persone); un vetro che divide "ù meusaru" o "vastiddaru" dagli avventori; una bombola a gas; un ripiano dove sopra c'è il tegame per la preparazione del cibo ed una mensola sotto dove tenere il pane, rigorosamente coperto da coperte di lana per mantenerlo caldo... ecco: avete appena scorto il posto dove viene venduto "ù pane ca' meusa".
Il pane con la milza anche se è impropriamente chiamato così, visto che può contenere pure dei pezzi di polmone e, soprattutto aggiunte di "cannarozzu" ossia trachea di vitello è davvero un must, uno dei cibi più rappresentativi di Palermo, cucinato e mangiato in strada senza distinzione di ceto sociale... tra i clienti trovate il bancario così come il muratore; l'uomo ben vestito come lo studente in jeans e maglietta; donne ed uomini; chiunque abbia voglia di gustare quest'appetitoso panino senza che però abbia problemi di colesterolo; di dieta o di alimentazione diversa ovviamente.
Ha origini antichissime... risale al medioevo, quando era folta la comunità ebraica che popolava la città allocata soprattutto nei quartieri spagnoli; molti di loro lavoravano nel mattatoio cittadino ed alcuni erano proprio specializzati nell'eviscerare gli animali dai loro organi interni ma, dato che per motivi religiosi non potevano percepire denaro, venivano quindi pagati in natura, ovvero con le stesse frattaglie che potevano però rivendere per guadagnarci qualcosa.
Gli ebraici presero quindi l'abitudine di vendere la milza soprattutto ed altre frattaglie (stomaco; muso e piede di maiale; ed anche questi infatti diventano cibo da strada diverso e cucinato in altro modo) ai cristiani e più propriamente ai "caciottari"; che già vendevano dei panini appositi la "vastedda" (panino morbido, pieno di mollica e sesamo, da mangiarsi il più caldo possibile) intrisi di sugna o saima, dagli inventori spagnoli "saim" farciti con ricotta; caciotta o formaggi vari. Durante il dominio degli Aragonesi, gli Ebrei furono cacciati dalla città, quindi i caciottari presero possesso dell'attività in toto, ed unirono al loro già gustoso panino con i formaggi anche la milza etc.
Ancor'oggi il panino con la milza viene fatto allo stesso modo... un tegame inclinato dove sopra vien cotta la trachea che ha bisogno di più cottura e sotto il panino per restare caldo ed inumidirsi con la milza, che deve invece cuocere molto poco o si spappola; forchettone a due denti senza quello centrale per non rovinare il prodotto; carta grezza da pane per avvolgere l'untuosa ma buonissima "vastedda" (panino) spruzzata di limone ed una semplice domandina per voi... la volete "schetta" o "maritata"?
Questa è l'unica domanda che vi porrà "ù meusaru" se vi trovate al suo cospetto pronti a gustarvi questa specilità tipica palermitana.
"Schetta" tradotto in italiano significa: single (oggi.. prima zitello/a) quindi con una farcitura semplice: vastedda; milza; con o senza trachea; spruzzata di limone... "Maritata" che significa invece sposata, prevede pertanto una farcitura più ricca: vastedda; milza; trachea; spruzzata di limone ed infine aggiunta di ricotta o caciocavallo fresco fatto a scaglie.
Sicuramente nasce come cibo povero, in periodi in cui il popolo viveva in condizioni economiche disagiate, era l'unico modo per poter mangiare la carne o qualcosa che ci somigliasse con pochi soldi; oggi è invece diventato un capriccio; una "vuluria" (golosità) per tutti i palermitani ed i turisti che hanno però lo stomaco forte e la voglia di vivere e condividere la convivialità che accompagna queste strutture informali.
Nasce in strada e si consuma prettamente in strada ma esistono anche le focaccerie, alcune nate addirittura nel 1800, in perfetto stile liberty, dove camerieri in livrea servivano la focaccia a chiunque avesse voglia di assaporare questa prelibatezza; così come molti palermitani provano a farsi il pane con la milza a casa propria... strutto; milza; "vastedda" ma il sapore che si ottiene a casa non è lo stesso che si ottiene in strada; forse perché è tutto l'ambiente, la struttura, l'aria a rendere speciale un panino ca' meusa; non tanto gli ingredienti.
Con questo lunghissimo racconto, sperando di non avervi annoiati partecipo al contest di Giulia "Italian Street Food".

Commenti

  1. Che bello questo post. Devo tornare a Palermo, manco da tanto. E non ho mai asscaggiato questa specialità. Devo dire che si viene riempiti di pregiudizi...basati sulla "conoscenza" dell'ingrediente principale. Credo che dovrò assaggiare: io sono moooolto curiosa in tutto, anche con il cibo.
    Se non la conosci già, vorrei presentarti MIRELLAuna cara amica virtuale palermitana DOC ed amante della sua città. I suoi blog sono una miniera...
    Ciao cara. Buona domenica.
    Ho provato a linkare il nome...se ho fatto bene basta che ci clicchi sopra.

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  2. Sono stata in Sicilia ma non a Palermo e desidero tornare proprio per visitare anche questa città...mi sono immaginata il mercato, il suo caos ed il vociare...credo che lì sia rimasto molto più simile ad un tempo rispetto ai mercati che sono da noi, ormai fatti solo di cinesi e senza più i tipici carretti con la piadina e la porchetta o con le caldarroste in inverno...
    Non ho mai mangiato la milza...qua non oserei...solo in un luogo dove è tradizione potrei assaggiarla, come ho fatto per la trippa a Firenze! Ciao e Buona domenica.

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  3. Cara Debora che bello, l'ho letto con molto molto piacere! Non ho mai assaggiato questa specialità ma Palermo l'ho vista solamente una volta, di notte! Io stavo a Marsala. E lì erano scorpacciate di pane e panelle e di iris fritte...caspita che buone!! La prossima volta che avremo l'occasione di ritornate in Trinacria mi farò accompagnare in quelle zone che dici tu! bacione e buona domenica!

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  4. mi hai anticipato, volevo fare io questo racconto, cmq, hai fatto bene non so se ci sarei riuscita, baci.

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  5. Che bello questo post...e che peccato che la mia prima volta a Palermo a marzo non ti conoscevo.... purtroppo la Vuccirìa era già chiusa....ma il maritozzo il panino ca meusa l'ha mangiato maritato in una nota focacceria..... io non ce l'ho proprio fatta..... !!!! Buona domenica pomeriggio...

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  6. Che bello questo post!!!!! Hai raccontato benissimo dei nostri mercati.... il pane con la meusa, l'abbanniata... brava!

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  7. Che bello questo post!!!!! Hai raccontato benissimo dei nostri mercati.... il pane con la meusa, l'abbanniata... brava!

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  8. che bello questo post...l'hai raccontato cosi' bene che sembrava starci dentro!!
    purtroppo non sono mai stata in Sicilia, ma mi piacerebbe tanto visitarla. :)
    grazie di avermi fatto conoscere una parte di essa!!
    ciao e buona domenica! ;)

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  9. ciao cara....che bello...con quanto piacere ho letto questo tuo post...quanto mi hai trasmesso!!=)il pane con la milza non l'ho mangiato quest'estate...ma a dir la verità non l'ho trovato nè a messina nè a catania...!a palermo spero di poterci andare una delle prossime estati!!=) bacione grande vale

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  10. @Ed io ti ammiro Sandra, perché anch'io sono curiosa in fatto di cibo ma se so di cosa si tratta non ci provo nemmeno :-)
    Grazie per il link, andrò a trovare la tua amica quanto prima. Baciotti

    @Cara Mila, ammiro anche te perché almeno ci proveresti a mangiarla la milza.. io per esempio la trippa mai. Anche in Sicilia molte cose si sono perse o si stanno perdendo, però finché resistono bene :-). Ciao buona serata

    @Ornella cara panelle e crocché sono più facili da mangiare :-) mi fa piacere sapere che se andrai a Palermo vorrai vedere i posti di cui ho parlato,che onore grazie. Baciotti

    @MMM grazie per l'invito, se dovesse capitarmi di fare dei muffin mi ricorderò di voi e della vostra raccolta. Byee :-)

    @Sorry Fabiola, se lo avessi saputo non l'avrei scritto questo pezzo sul pane con la milza; grazie. Abbracci

    @Ti capisco EliFla, non tutti hanno il coraggio di mangiarlo anche se a dispetto delle stigghiole, questo lo trovo buono anch'io (schizzinosetta come sono)... già peccato non esserci conosciute prima, rimedieremo :-) Baci

    @Grazie Letizia... se dici i nostri mercati devi essere palermitana anche tu :-)

    @Grazie a te Nanussa per avermi letto, parlare della mia città a me fa solo piacere :-) Buona serata

    @Vale cara grazie a te, anche tu con le tue parole mi hai trasmesso tanto, perché so che ti è bastata una vacanza per imparare ad amare la mia terra e questo mi fa sempre un immenso piacere. Bacioni

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  11. Fà davvero piacere leggere i tuoi
    racconti culinari, mi trascini nelle tue sensazioni e mi sembra di essere lì, ad addentare il panino con la "meusa", tra i colori ed i sapori della tua terra!
    Sicuramente una delle prossime vacanze le farò in Sicilia, mi hai incuriosita da morire !! *__*
    Un bacione !!

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  12. Che bel racconto !! Per me và bene
    "maritato", se devo assaggiare deve essere completo !!! ^__*
    Certo che descritta così la "meusa"
    non sembra allettante ma di sicuro,
    se la gente fà la fila per mangiarla, un motivo ci sarà !!
    Buon appet.. sorry, buona giornata!
    Baci !!

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  13. Oddio, la milza e frattaglie varie
    .... non è che mi ispirano tanto ma
    poi assaggerei comunque, i pregiudizi culinari molte volte vengono smentiti dal gusto personale !! ^__^ Io mangio di tutto e quindi rischierei ! Comunque il tuo post è veramente coinvolgente e mi fà venire una maledetta voglia di vedere Palermo ! Ma ti sponsorizza la pro
    loco palermitana ?? *__*
    Un bacione !!

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  14. Leggere questo post ti trascina lì,
    alla Vucciria, davanti al carretto
    del "meuzauru" con la tua bella
    "vastedda" in mano pronta per essere addentata, con il pensiero
    "Oddio, mi piacerà?" ma la ferma
    volontà di assaggiarlo !! ^__*
    Spero comunque che questa, come tutte le altre specialità culinarie
    non si perdano dietro alla frenesia
    dei McDonalds ... viva lo Street Food tradizionale !!
    Un bacione da Carmela.

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  15. Che bello questo giro virtuale nella bella Palermo! Avrei voluto chiudere gli occhi per gustare la scena, ma ovviamente non potevo farlo, se no non sarei riuscita a leggere. ;-)

    Mi hai portata immediatamente tra profumi, colori, suoni, allegria e un accento e un dialetto che adoro (anche se il mazarese è un po' diverso, meno "aperto").
    Lu paninu ca' meusa è un must anche per me che non amo le frattaglie: è gusto di Sicilia, insieme a pane e panelle, a li cassateddi, alla cuccìa, a li cosi duci... Grazie!

    RispondiElimina
  16. Sei molto brava a raccontare la tua città sono stata in Sicilia un paio di volte leggerti fa venir voglia di tornare :)

    RispondiElimina
  17. Io sono un amante dei mercati e quelli siciliani in genere sono vivi e antichi con dei sapori unici come la tua pietanza da strada!
    Ciao
    Barbara

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  18. Buonoooooo!
    Ogni volta che vado a Palermo lo prendo un panino l'ultima volta l'ho provato anche con la ricotta buonissimo!!
    Baci!

    RispondiElimina
  19. Che bello questo racconto......mi fai tornare tanta voglia di tornare in Sicilia a mangiare le delizie che ci sono.....un bacio e buona giornata stefy

    RispondiElimina
  20. Bellissimo e coinvolgente il tuo racconto, per stomaci forti il panino !! Descritto così e vedendo le foto, non sò se lo proverei ma
    poi mi farei tentare e magari diverrà il mio panino preferito !!
    Un bacione !! *__*

    RispondiElimina
  21. Un bel paninozzo con la "meusa" lo
    assaggerei volentieri, ovviamente
    "maritato", o tutto o niente ! *__*
    Poi tanto per fare contento il colesterolo, altrimenti si offende,
    un mega cannolo dei vostri ma giusto per togliersi un pò d'amaro
    di bocca ...
    Bye bye, vado a cercare un Alka seltzer ... *__*
    P.s. Con i tuoi racconti sai veramente rendere partecipi del colore e folklore di una città ingiustamente bistrattata, brava !!

    RispondiElimina
  22. Buono davvero, per palati forti ma
    buono. Sono stata a Palermo tre anni fà e dopo aver visitato tutte
    le meraviglie storiche ed architettoniche (la Cappella Palatina è inimmaginabile ...) ci siamo buttati nei vicoli a ruota libera, senza meta. E dopo un pò di
    reticenze abbiamo assaggiato e gustato il pane Cu'a Meuza !! *__*
    Bella città e bei ricordi, magari da rinfrescare un giorno ...
    Un abbraccione !

    STELLAMAR

    RispondiElimina
  23. Buondì, scusatemi.. un grazie velocissimo a tutti:
    Mafalda
    Marta
    Melania
    Carmela
    Mapi
    Stefania
    Barbara
    Gloria
    Stefy
    Veronica
    Luca
    Stella

    mi fa molto piacere sapere che il racconto vi abbia colpito a tal punto che le prossime vacanze le farete in Sicilia o che ci ritornereste volentieri; anche se non sarei obiettiva se non dicessi che non tutti i pregiudizi sono infondati, c'è il bello ed il brutto a Palermo, come nel resto d'Italia o del mondo.
    Ho un solo "sponsor": il cuore :-)
    Un bacione a tutti

    RispondiElimina

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